via Trento e Trieste, 1 - 66017 Palena (CH)
Museo del paesaggio

 

Forca Palena

La struttura territoriale

FEUDO DI FORCA PALENA

(Quarto di Santa Chiara e Collefauno)

Il vasto territorio di questo feudo di oltre diecimila tomoli, parte montuoso e parte pianeggiante, confinava con l'agro di Pescocostanzo, delle Carceri, di Pietrabbondante, del Castello di Cere e di Cansano.

Nella seconda metà del sec. XIII ne era feudatario il Conte Tommaso di Palena, onde forse il Castello associò il il suo nome primitivo di Forca con quello di Palena.

E' bene ricordare ancora che nel 1268 i tre figli del Conte Tommaso di Palena: Simone, Odorisio e Florisenda, si divisero l'eredità paterna: a Florisenda, per « assegno de paragio » fu data la terza parte del Castello di Forca; ed essa che divenne abadessa del Monastero di Santa Chiara in Sulmona, donò i beni al suo monastero. Ma essendo in seguito interve¬ nute altre divisioni, Florisenda si trovò all'inizio del sec. XIV signora della metà del descritto feudo paterno, e per tale estensione, Carlo II d'Angiò con diploma (6) del 15 gennaio 1305 confermò alle clarisse la donazione di detta metà, che prese fin da allora il nome di Quarto di Santa Chiara.

In appresso Forca Palena con Pescocostanzo fece parte degli Stati Feudali di Casa Cantelmo, come risulta da un diploma della Regina Giovanna II dato in Castellammare il 20 aprile del 1422 a favore di Jacopo Cantelmo Conte di Archi, il quale li aveva avuti per eredità dal padre.

Alcune di dette terre erano state occupate da Giacomo e Raimondo Caldora, cugini di Jacopo Cantelmo. Infatti Giacomo Caldora, Balìo (7) di Berlingerio Cantelmo, usurpò il feudo di Santa Chiara, ma con diploma del 20 oil:tobre 1417 della Regina Giovanna II fu costretto a restituirlo. Si legge inoltre nella storia di Casa Cantelmo (originari della Provenza), scritta dal Ciarlante (« Memorie !storiche del Sanno », Lib. V, cap. X) che Giovanni, secondogenito di Pier Paolo Cantelmo, Duca di Sora, essendo molto favorito dal Re Ferdinando I d'Aragona, ottenne nel 1461 e cioè tre anni dop la donazione fatta a Giovanni Cantelmo, non solo riconferma alle Clarisse di Sulmona la donazione fatta , al Monastero dalla Badessa Florisenda « lo quale teritorio li fo indebitmente tolto et occupato per lo Conte Antonio Caldora et soi officiali... et per ipsi foro defacto et nullo juris ordine servato,sposseduto del dieta territorio etc... » ma riconobbe legittime e ratificò l'unione del territorio del feudo di Forca al Castello di Palena per avere da questo protezione e difesa.

E' lo stesso re tre anni dopo, e cioè quando Antonio Caldora gli si ribellò, con altro diploma del 17 marzo 1467, con¬cesse uni tamente ad altri feudi anche quello di Forca a MATTEO DI CAPUA, il quale tolse il titolo di CONTE DI PALENA, ma non derogò alla donazione precedentemente fatta all'Università.

Nel 1507 Don Gianfrancesco di Capua, figlia di Matteo, sollevò contro le Clarisse un giudizio per il pagamento del-1'ADORA a seguito di che Ferdinando il Cattolico con diplo¬ ma 22 dicembre 1507 (8) confermò alle clarisse la concessione della metà del feudo di Forca « prout hactemus et possiderunt ».

Tale controversia fu composta con istrumento del 20 maggjo e del 24 e 25 luglio 1508 (9).

L'ex feudo Quarto di Santa Chiara, secondo anche l'interpretazione della Commissione feudale, espressa nella sentenza del 2 giugno 1810, comprendeva metà del feudo di Forca, essendo l'altra metà passata in possesso del Comune di.Palena, e che prese la denominazione di Collefauno.

Tale denominazione cominciò ad apparire nel Catasto Onciario del Comune di Palena del 1753, nel quale si legge:

« Le possidenze dell'Ill/mo Don Tommaso d'Aquino, Cavaliere napoletano, Duca di Casali e Principe di Caramanico ed utile padrone di questa terra (Palena) sono: Feudo delli Pizzi, i feudo di Giovanni Aberigo « Castelletta » disabitato, la metà del feudo di Forca Palena, oggi Collefauno ».

Attualmente si notano evidenti ruderi. Queste zone abbandonate diventano sempre più in costante disfacimento, proprio per il continuo degrado fisico di un centro storico in particolare, inizia quando mancano gli interventi di riqualificazione e valorizzazione degli spazi e percorsi.

Fonti
(8)&Archivio di Stato di Napoli - Voi. I 151 dei Processi, n. 1124 pag. 28 e segg della Commissione Feudale. (9)Arch. St. Napoli f. 12 processo n. 1126 nel Voi. 151 del Proc. della Commissione Feudale.

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